Nel corso dell’inverno 2007/2008 Katia Tenti chiese all’allora direttore del Marco Bernardi di elaborare insieme un progetto per un corso di teatro dedicato ai giovani che fosse qualcosa di diverso, innovativo e più completo, rispetto a quello che allora offriva la realtà locale. Dopo una serie di incontri piuttosto intensi, nacque l’iniziativa “Giovani in scena”.

Dalla prima edizione ha riscontrato  un notevole successo, ben al di là delle aspettative.
“Vincente ed efficace si era dimostrata l’idea base del progetto: lavorare alla formazione di un pubblico giovane più preparato nei confronti dei linguaggi teatrali sia in termini di esperienza personale attiva che in senso teorico, storico e culturale. I tre moduli in cui è stato articolato il corso (visione preparata e ragionata di dieci spettacoli teatrali; incontri con grandi artisti come Giulio Bosetti, Glauco Mauri, Leo Gullotta, Franco Branciaroli e partecipazione a prove aperte di registi come Cristina Pezzoli, Antonio Caldonazzi e il sottoscritto; laboratorio di recitazione con saggio finale in teatro aperto al pubblico) con oltre 120 ore di lezione nell’arco di sette mesi, si sono dimostrati alla prova dei fatti una struttura formativa unica nella nostra regione e un’occasione straordinaria di conoscenza dei linguaggi teatrali e di crescita intellettuale e umana per i venti partecipanti, ragazze e ragazzi dai 15 ai 25 anni.

Non si trattava di creare attori, ma di formare appassionati di teatro più competenti e spettatori più consapevoli, in grado di decodificare qualsiasi forma di spettacolo, costruendo così il pubblico di domani. Se poi capitava di aiutare un giovane che lo meritasse a mettere a fuoco il proprio talento per prepararsi agli esami di  ammissione di un’Accademia d’Arte Drammatica nazionale, tanto meglio. Ricordo che durante un incontro di verifica con gli allievi verso la fine del primo anno di corso, una ragazza disse una cosa significativa che mi fece molto piacere: “Mi sto accorgendo che gli spettacoli che vedo ora, li guardo con un’attenzione completamente diversa e li capisco meglio, sono in grado di apprezzarne i dettagli, i trucchi del mestiere. E’ molto bello!” La strada intrapresa, sembrava essere quella giusta.

Alla fine di maggio 2009 ci fu il primo, attesissimo saggio finale, in un Teatro Studio gremito di pubblico per tutte e due le serate. Avevamo scelto un bel testo di Arnold Wesker, “La cucina”, la storia della vita caotica nella cucina di un grande ristorante, messo in scena da Flora Sarrubbo, la vera anima vitale di “Giovani in scena”. La tensione e l’impegno dei ragazzi nelle prove finali e nelle due recite fu straordinaria, lo spettacolo, al di là dello specifico risultato artistico, emanava un’energia folgorante. In quei giorni abbiamo avuto la certezza che la prima edizione di “Giovani in scena” era stato un esperimento davvero riuscito. L’iniziativa era cresciuta nel corso dei mesi e tutto funzionava quasi in automatico, a conferma che l’impianto complessivo del  corso era solido e che era stata evidentemente interpretata un’esigenza di approfondimento della nostra comunità.

Avevamo creato 20 appassionati di teatro, entusiasti e preparati, che avevano imparato a lavorare assieme e si erano trasformati in pochi mesi da timidi adolescenti a persone mature in grado di comunicare con serenità ed efficacia.
A quel punto fu chiaro che ne era valsa la pena e che l’esperienza sarebbe continuata.”

(Marco Bernardi – Direttore artistico del Teatro Stabile di Bolzano, 2008)

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