L’arte da sempre anticipa i tempi e i cambiamenti sociali, ma il suo potere terapeutico è una scoperta più recente, soprattutto nel caso dell’arte contemporanea intesa nel senso più stretto del termine. Rebecca Russo, psicologa e psicoterapeuta, oltre che collezionista nota a livello internazionale, dell’arte quale mezzo per la cura dell’anima e del corpo ne ha fatto un vero e proprio concetto scientifico. Nel parlare con lei mentre mi raccontava alcuni aspetti della sua vita segnata dall’arte e aggrappata all’arte, avevo la netta sensazione di benessere, uno stato sempre più difficile da raggiungere in poco tempo e con persone appena incontrate.
La sua è una voce dolce e melodica che ha il potere di condurre, attraverso le diverse porte che sa aprire e richiudere con metodo, a comprendere esattamente il perché nel progetto “Videoinsight®” ci crede davvero e lo sa tramettere con passione.
Rebecca Russo, nel mio sentire, è una sognatrice che sa rendere concreto ciò in cui crede. E non solo. Nel mondo esclusivo dell’arte, piuttosto chiuso e avvitato su sé stesso, dove il possesso di opere è sempre più strettamente correlato al narcisismo che affligge l’universo, il saper coniugare bellezza, cortesia, visione e umiltà, sembra impossibile. Eppure più tempo trascorrevo nell’attesa che il suo racconto si dipanasse per arrivare al bandolo del concetto di “arte come cura”, più avevo la sensazione di trovarmi a parlare con una persona così, unica nel senso più autentico del termine.
Mi è stato difficile riassumere la lunga chiacchierata con lei, soprattutto nella forma di domanda e risposta, ma ho provato a fare del mio meglio, riservandomi il piacere di incontrarla nel suo ambiente, tra Torino e Bologna, dove hanno sede il suo Centro Videoinsight®, la sua Fondazione Videoinsight®, la sua Collezione e il suo lavoro.
Domanda: In quale momento della sua vita ha realizzato che la sua passione per l’arte contemporanea e la sua attività di collezionista avessero il potere di interferire con la mente, l’anima delle persone e in qualche modo condizionarle in senso positivo?
Risposta: Ho sperimentato la cura dell’Arte nella mia vita sin dall’infanzia. Guardare immagini artistiche, disegnare, dipingere migliorava il mio umore, mi rilassava, mi rendeva felice. Da adulta sono diventata una promotrice di cambiamento: curo me stessa e gli altri attraverso l’arte. L’esperienza intensa e congiunta dell’arte, della vita e dell’attività clinica mi hanno portata a intuire la potenzialità preventiva, diagnostica, terapeutica e riabilitativa dell’opera d’arte. Credo fermamente che nella vita sia fertile superare le barriere e le separazioni tra le risorse umane, per integrare i punti di vista, ampliare le prospettive, ottenere una visione interdisciplinare. Ho collocato in modo istintivo un’opera d’arte nel mio studio professionale. Si è trattato del lightbox intitolato ‘La Buona Novella’ (2007) dell’artista Robert Gligorov. Sono stati i pazienti a scegliere spontaneamente di utilizzare l’immagine artistica, esprimendo attrazione, risonanza emotiva, proiezioni, interpretazioni, narrazioni, memorie. Si sono nutriti dell’opera, l’hanno interiorizzata, sognata, connessa alla loro vita. Mi hanno indicato la via privilegiata per l’aiuto, per la cura. Da quel momento mostro selezionate opere d’arte tratte dalla Collezione Videoinsight® per curare e per promuovere il cambiamento. Cambiare significa morire e rinascere. Un’opera d’arte può cambiare la vita.
L’Arte cura il benessere psicofisico in tutte le fasi del ciclo vitale. È una zona vergine in cui si proiettano i propri sogni, si vive una rigenerazione; è una chance per l’integrazione, il superamento degli stalli evolutivi; è una zona simbolica in cui è possibile sperimentare idee e sentimenti, rielaborare vissuti, esprimere nuovi atteggiamenti, aumentare l’esperienza del piacere, ridurre quella del dispiacere. È uno spazio potenziale tra sé e il mondo esterno nel quale è possibile esercitarsi e confrontarsi, attraverso rappresentazioni simboliche, con i bisogni del proprio mondo interno e con le esigenze della realtà esteriore.
L’Arte non è un modo per evadere la realtà, ma uno strumento per affrontarla. L’Arte non causa solo contemplazione, ma anche azione. Promuove l’esplorazione del mondo interiore, la consapevolezza di Sé, l’elaborazione dei conflitti profondi, la trasformazione.
D: Ne “Il Manifesto dell’arte” da lei stessa scritto, sostiene che l’arte causi ‘insight’: presa di coscienza, intuizione, visione interiore e soluzione. Nella pratica, quali cambiamenti ha sortito su di lei questo tipo di attività?
R: L’arte è un’esperienza altamente intima, proiettiva, interpretativa. Mi ispira, mi muove, mi apre, mi rivela, mi consola, mi rigenera. Mi allontana dal rumore, dalla superficialità. Mi porta ad esplorare territori sconosciuti, abbattere muri, superare confini, rompere le abitudini. Rende immortale ed eterna la mia vita. L’arte e la vita sono inestricabilmente fuse, intimamente correlate. Ogni persona nel processo di costruzione del proprio Sé compie un’esperienza creativa, artistica, originale, unica. La mia vita influenza l’arte che guardo, amo, scelgo. A sua volta l’arte influenza la mia vita, la trasporta, la profetizza. La storia della mia vita è intrecciata, coincide con la storia della mia arte. Vivo con l’arte e per l’arte ogni giorno, sospesa tra le possibilità. È il mio passepartout per attraversare le porte dell’esistenza. Le opere d’arte che incontro rappresentano petali di me, consapevoli o latenti. Nel mio caleidoscopio interiore l’arte e la vita compongono variegate e molteplici composizioni che suscitano stupore, meraviglia. L’arte è sempre attuale, perché è circolare. È anticipatoria, prevede il futuro. Mostra nuovi orizzonti, evoca ciò che è al margine, ancora invisibile. L’arte mi mette in relazione con me stessa, con gli altri, con il futuro. É il mio specchio, mi fa guardare in avanti, lontano e vicino, sopra e sotto, intorno, dall’angolo. L’arte è la mia magia.
D: Nella sua collezione sono presenti moltissime opere con temi ricorrenti che evocano fisicità – non solo intesa in senso estetico – ambientazioni oniriche, spazi metafisici, giochi di ruolo e legami ancestrali con figure genitoriali: quali sono i sentimenti o le emozioni che la muovono in questo tipo di ricerca?
R: Il sentimento che mi trasporta è l’amore. L’amore per l’arte, l’amore per la vita. Privilegio opere che affrontino tematiche psicoanalitiche. L’arte permette di rielaborare la propria storia personale, ridefinire l’immagine di sé stessi e degli altri, scoprire i propri bisogni, acquisire risorse interiori per l’emancipazione, l’individuazione dei talenti, l’orientamento delle attitudini, la ricreazione del proprio destino. La nostra vita è frutto di creatività. La creatività è la capacità di riconoscere tra pensieri e oggetti nuove connessioni che portano a innovazioni. È un’abilità legata all’esplorazione, all’avventura, alla ricerca di soluzioni, all’originalità cognitiva, al pensiero divergente, alla fluidità concettuale, alla sensibilità per i problemi, alla capacità di riorganizzare singoli elementi in un sistema complesso.
D: Il sistema dell’arte contemporanea è spesso chiuso e autoreferenziale mentre nel suo caso, all’opposto, si respira la massima apertura e disponibilità verso pubblici diversi. In che modo questo aspetto la gratifica? Cosa potrebbe o dovrebbe fare il sistema per essere reso davvero più fruibile a pubblici più ampi?
R: L’arte è per tutti. Salva la vita, la bellezza, la bontà. Eleva lo spirito. Il mondo umano è predisposto all’Arte, in qualsiasi condizione. L’Arte è dentro ogni persona. La sua magia è primaria, eterna, universale, trasversale. Personalmente incontro, scelgo, vivo e condivido l’arte più che posso. Questa è la mia missione. Vivo la filantropia come una chiamata. Porto l’arte che cura in tutti gli ambiti umani, la diffondo, per migliorare la qualità della vita. La Fondazione Videoinsight® inserisce l’arte negli ospedali, nelle scuole, nel mondo del lavoro, della formazione, dello sport. Il Centro Videoinsigtht® offre mostre d’arte e programmi Art for Care per un ampio Pubblico, per la Comunità, non solo per gli addetti ai lavori che frequentano il sistema dell’arte. Tutti i progetti sono no profit.
D: Se l’arte ha davvero il potere di curare, l’arte può fungere anche da mezzo di prevenzione del disagio tanto che la prescrizione di visite al museo quale forma di riabilitazione psicofisica è già realtà. Lei crede che anche in Italia questo sistema possa prendere piede e convincere anche i più scettici della sua bontà?
R: L’Arte chiama. È inevitabile rispondere. La verità della cura dell’arte abbatte qualunque resistenza, rompe ogni pregiudizio o scetticismo. La bontà autentica dell’arte contagia. La missione della Fondazione Videoinsight® è esattamente questa: introdurre opere d’arte nei contesti sociali per prevenire il disagio, riabilitare risorse, promuovere l’evoluzione.
D: Quali sono i valori che la muovono nella scelta delle opere della sua collezione?
R: Le opere non devono essere belle, contemplabili, ma devono saper prevedere il futuro, migliorare la vita, provocare il cambiamento. Devono promuovere il benessere psicofisico, essere dotate di elevata potenzialità diagnostica e terapeutica, attivare l’insight, la consapevolezza, l’intuizione che causa l’evoluzione interiore. Devono poter essere afferrate da tutte le persone, coinvolgere la mente e l’affettività, il conscio e l’inconscio. Il valore dell’opera risiede nella primarietà, urgenza e universalità del suo contenuto psicologico, significato, messaggio.
L’opera deve poter essere riconosciuta e assimilata, senza provocare resistenza, noia, rifiuto, giudizio, trauma. Per sua natura misteriosa e inafferrabile, non deve risultare priva di senso, banale o indecifrabile. Deve provocare narrazione, relazione, partecipazione e gratitudine; deve essere altruista, donare risorse per la crescita, aprire porte, costruire ponti. L’opera pura è frutto dell’ispirazione, del genio, dell’urgenza espressiva catartica e liberatoria, della crisi, della mancanza, del dolore, della ricerca di soluzioni. L’opera che cura precipita da parti fragili e intime, dalle parti più vulnerabili e sensibili, sofferenti e nascoste, che sono le più malleabili, aperte e creative.
Katia Tenti. Copyright © 2020 All rights reserved.
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