Non solo un apprezzato medico e imprenditore sanitario in Italia, Mauro De Iorio è anche noto per essere un eclettico collezionista d’arte contemporanea. È convinto che l’arte possa curare e forse proprio per questo da anni nelle sue cliniche è possibile ammirare opere d’arte appartenenti alla sua ampia collezione.
Distribuita in diverse sedi espositive, tra Trento, Verona, Venezia e Parigi, la collezione d’arte MDI è un vasto insieme di opere contemporanee di artisti affermati e giovanissimi. Apparentemente molto diverse tra loro, a ben vedere, descrivono accuratamente la sua personalità: irriverente, curioso, estroso, interessato ai giovani artisti più innovativi. Di certo Mauro ha un’anima generosa e profonda. In poche parole: un uomo di grandissima passione.
Domanda: Da medico, imprenditore e da collezionista, come ha vissuto questo periodo di emergenza globale che di fatto rappresenta un cambiamento epocale ma anche uno shock sociale e culturale senza precedenti, anche nel mondo dell’arte contemporanea?
Risposta: Come medico, durante la prima fase il mio interesse e la mia preoccupazione erano rivolti soprattutto all’emergenza sanitaria del nostro paese e a quella internazionale. La situazione drammatica e complessa che si è si è fin da subito sviluppata mi ha portato ad un percorso di riflessione e autoanalisi, anche come collezionista. La perdita di certezze è diventata un’occasione per fare un bilancio, e per guardare le mie opere con un occhio diverso: mi sono accorto che alcune opere erano in questo momento più vicine ai miei nuovi stati d’animo e ho pensato di raggrupparle con l’hashtag #artepandemia sul mio profilo Instagram.
All’interno di Collective, un’associazione di collezionisti di cui sono vice presidente, ho proposto di allargare agli altri soci questo processo di autoanalisi della propria collezione al fine di individuare alcune opere che trovavano particolarmente legate alle emozioni che il periodo stava suscitando in loro. Ne è nato così un progetto per una mostra virtuale: Il quadrante sdrucciolevole . La curatela e la selezione delle opere è stata affidata a Denis Isaia, un curatore trentino a cui sono legato da un rapporto di amicizia da molti anni, che ha accettato con entusiasmo.
Come collezionista c’è stato inoltre un momento di ripensamento, una pausa forzata dal mondo caotico delle fiere e degli opening. Devo dire che le tecnologie a nostra disposizione hanno comunque sopperito a questa mancanza. Naturalmente i rapporti con le gallerie e gli artisti sono proseguiti e i progetti sono andati avanti.
D: Da Caravaggio e prima di lui, l’arte, da sempre, ha messo in scena nelle sue rappresentazioni della medicina in una teatralità di guarigioni miracolose, di medici attivi e ha tentato di oggettivare indagando sulle malattie e i loro effetti. Quali sono gli aspetti più critici con i quali i giovani artisti, dovrebbero confrontarsi ora, quale futura eredità di questo momento storico particolare?
R: I giovani artisti devono dare libero sfogo alle loro emozioni e alla percezione del momento storico che stanno vivendo. Ovviamente per ognuno l’interpretazione di questo periodo sarà diversa, a seconda della propria natura e sensibilità.
D: L’arte, in tutte le sue forme, ha il potere di curare: lo ha dichiarato di recente anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Ne ha mai fatto esperienza? Se si, in che modo?
R: Certamente l’arte ha un potere curativo. Per un collezionista come me attirato soprattutto dalle immagini c’è un nesso evidente tra le opere da cui sono maggiormente affascinato e le immagini presenti nella mia memoria e nel mio inconscio. Quando trovi proiettate nelle opere le immagini che sono dentro di te, questo ti permette di elaborarle e ti consente una sorta di autoanalisi.
D: La pandemia ha prodotto, per esempio nella fotografia, nuovi paradigmi. Dal selfie privato a quello collettivo come messaggio sociale, ma molto spesso anche artistico. Medici e infermieri hanno aperto un immenso, e inedito, canale comunicativo. Alcune immagini sono diventale un potente messaggio. Per arrivare a Banksy che ha sostituito i supereroi tradizionali con un’infermiera. Ci sono poi immagini-icona che segnano questo momento: una su tutte, il Papa da solo sotto la pioggia in piazza San Pietro. Apocalittica. Si apre, o torna, una nuova forma d’arte come mezzo sociale? Come denominarla? Avrà un mercato?
R: Evidentemente di questo periodo resteranno alcune immagini che sono state particolarmente toccanti e rappresentative: la solitudine del Papa in piazza San Pietro, la colonna di autocarri militari che trasportavano le salme dei defunti, le immagini dei reparti di rianimazione, le città svuotate dalla presenza dell’uomo. Sono diventate iconiche come le immagini delle torri gemelle in fiamme, o la fotografia del cadavere del bambino migrante sulla spiaggia turca. Immagini che sarebbero state impensabili fino a qualche tempo fa, che resteranno nella nostra storia. Per quanto riguarda l’arte, non credo che si formeranno delle nuove espressioni artistiche, ma senza dubbio questa drammatica situazione lascerà un segno indelebile nell’anima degli artisti più sensibili e quindi nelle opere che produrranno.
D: Premesso che in questo momento da più parti anche in Italia, arrivano appelli sulla necessità di sostenere i giovani artisti. Il sogno di molti collezionisti è quello di scoprire un giovane talento, investire e vedere il valore delle sue opere incrementare. Come si combinano questi due aspetti?
R: Il mio atteggiamento nei confronti dei giovani è lo stesso che ho verso gli artisti mid-career: cerco di trovare quelli verso i quali provo un’empatia
immediata per la loro ricerca e le loro opere. Seguo e cerco di sostenere il giovane artista acquistando i suoi lavori, e questo è importante soprattutto per gli artisti italiani che hanno più difficoltà ad affermarsi specialmente nel mercato internazionale. L’acquisto in questi casi assume un significato di mecenatismo.
D: Da collezionista e mecenate, quali sono i suoi valori guida nella scelta di quali artisti sostenere? Pensa che potrebbero cambiare da oggi in poi?
R: I criteri che mi guidano nella scelta degli artisti e delle opere sono quelli di cui parlavo prima. Seguo con particolare interesse alcuni artisti, come Benni Bosetto, la quale, proprio in questo periodo, mi ha proposto un nuovo progetto per la realizzazione di un’opera ad hoc, una grande scultura di bronzo, a cui ho aderito con entusiasmo. Benni l’ho già sostenuta anche in passato e la seguo sempre con vivo interesse. Come lei ci sono altri artisti dei quali ho acquisito diversi lavori, per esempio Andrea Fontanari, Oscar Giaconia, Francesco Gennari, Alessandro Pessoli, Guglielmo Castelli, Petrit Halilaj, Neboisa Despotovic. Sicuramente non sono condizionato da criteri di investimento: non mi ha mai interessato questo aspetto.
È stato molto interessante in questo periodo storico scoprire il punto di vista di Mauro De Iorio perché nella crisi generale, quando molte cose non possono essere spiegate, anche l’arte può diventare un mezzo per esprimere i propri stati d’animo e curare l’anima.
Katia Tenti. Copyright © 2020 All rights reserved.
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