Che Patrizia Sandretto Re Rebaudengo si distingua quale collezionista è fuori discussione. L’omonima Fondazione è un faro nel mondo dell’arte contemporanea, non solo per l’Italia ma a livello internazionale. Per chi, come noi, ha avuto la splendida occasione di conoscerla personalmente, nella sua casa, rappresenta molto di più. Una signora nel senso più autentico del termine, ospitale e disponibile, brillante ed estremamente raffinata: qualità affatto scontate in un mondo sempre più affetto da narcisismo e che  la rendono una delle “influencer” dell’arte contemporanea ben oltre i socials o malgrado essi.  Basta solo visitare una delle mostre allestite dalla FSRR per rendersene conto direttamente.

Proprio per questo abbiamo scelto di affrontare con lei il tema del rapporto tra socials e arte anche in relazione alla ricerca di nuovi pubblici, considerato che il cambiamento globale a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi sia da considerare ormai strutturale.

Patrizia Sandretto ph Andrea Basile
Patrizia Sandretto ph Andrea Basile

Domanda: Il mese scorso Garage ha pubblicato un saggio di Alex Israel intitolato “Always on my mind”: acuta osservazione nella quale, entrando nella nuova era,  l’artista guarda indietro a un decennio di lavoro e alla tecnologia e alla cultura in rapido cambiamento che l’ha influenzato. Egli sostiene che i social media hanno sconvolto la gerarchia della fama dell’epoca dell’Impero, poiché la visibilità è venuta a sostituire le tradizionali nozioni di “talento”: il che vale soprattutto per l’arte. Che ne pensa?

Risposta: Sono d’accordo con la visione dei social media proposta da Alex Israel, che sottolinea la loro capacità di mettere in discussione le categorie tradizionali di influenza e di fama, così centrali e persistenti nell’ambito dell’arte e dei suoi criteri di valutazione. Al tempo stesso penso che la visibilità e l’auto-promozione non possano esistere in autonomia rispetto ai contenuti. Ieri come oggi, credo che per emergere e per affermarsi un artista debba proporre una ricerca solida, affrontare nelle sue opere questioni rilevanti e, soprattutto, saper accettare il confronto con la comunità ampia, composta dal pubblico ma anche dagli altri artisti, dai curatori, i teorici, le istituzioni. So che l’arte è fatta anche dagli outsider. Sono sempre attenta alle eccezioni ma poco propensa ai percorsi in solitaria.

D: Negli ultimi mesi  l’“arte via social” tra mostre online, dirette Instagram e webinar via Linkedin ha reso complicata la gestione dell’agenda di molte persone. Le offerte della FSRR che hanno fatto parte di questa vasta gamma, a nostro avviso, sono state davvero piacevoli. Da cosa dipende, secondo lei, questo “successo”?

Fondazione FSRR - Torino
Fondazione FSRR – Torino

R: Nel caso della Fondazione, l’elemento più interessante è che a questa offerta hanno risposto i nostri followers ma anche un pubblico “nuovo”: neofiti dei social, entrati in contatto con le piattaforme durante il lockdown e, insieme, persone che in questo periodo hanno scoperto o riscoperto l’arte grazie alle tecnologie e alla maggiore disponibilità di tempo. In questi mesi è stato per noi molto importante restare in ascolto. Dialogare con i nostri pubblici attraverso le newsletter, i contenuti sul sito continuamente aggiornati e i social media. In coerenza con la nostra idea di educazione, era essenziale restare vicini alle famiglie, agli studenti e agli insegnanti. Abbiamo potenziato il progetto di e-learning I Speak Contemporary, che avvicina all’arte contemporanea utilizzando la lingua inglese con video lezioni, interviste agli artisti e un e-book interattivo. Abbiamo creato contenuti specifici dedicati a giovani con autismo, in collaborazione con la Fondazione Teda, e abbiamo raccontato i nostri progetti di accessibilità su Instagram, Facebook e in una newsletter speciale. Abbiamo cercato di dare un segnale di vicinanza, dimostrando concretamente quanto l’arte possa essere uno strumento capace di leggere il mondo di oggi, la sua complessità e le sue trasformazioni.

D: Questo è un momento difficile a livello umano e sociale, ma pensando esclusivamente agli aspetti professionali, quali sono attualmente i rischi e le preoccupazioni per una attività imprenditoriale come quella di una fondazione?

R: La sfida per una istituzione come la mia è quella di continuare a crescere, incrementando l’alto profilo qualitativo che orienta da sempre la nostra attività. La Fondazione è un ente no profit al quale ho voluto imprimere una struttura imprenditoriale, in linea con i miei studi in Economia e commercio. Intendo affrontare la crisi con un approccio costruttivo, puntando sugli artisti, sulla ricerca, l’educazione, la formazione specialistica. Sono ambiti su cui abbiamo investito molto. 

Senz’altro anche la Fondazione dovrà re-inventarsi per rispondere alle nuove esigenze conseguenti alla pandemia. Sappiamo che, nei prossimi mesi, i turisti e i visitatori stranieri che generalmente accogliamo nelle nostre sale saranno poco presenti: sarà quindi ancor più fondamentale l’attenzione verso le esigenze del territorio e dei nostri concittadini, ai quali la Fondazione si è sempre rivolta come ai suoi primi interlocutori. Anche la fruizione delle mostre e delle nostre attività cambierà, così come il modo in cui le mostre verranno concepite e allestite. Infine, occorrerà ripensare il rapporto con gli artisti, in particolare il modo in cui potremo continuare a sostenere la produzione di nuove opere. Riguardo a quest’ultimo proposito, la Fondazione sta già lavorando a un nuovo progetto di committenze digitali.

Berlinde De Bruyckere - Aletheia
Berlinde De Bruyckere – Aletheia

D: Cosa si aspetta per il futuro del sistema dell’arte? Come cambierà il rapporto con gli artisti, le loro performance e soprattutto la ricerca di nuovi pubblici?

R: Eravamo abituati a una certa frenesia del mondo dell’arte, tra la moltiplicazione degli eventi e la perenne necessità di muoversi per seguirli in ogni angolo del mondo. La pandemia ha interrotto tutto questo. Posso immaginare che la ripresa porterà un rallentamento, una dilatazione, una maggiore attenzione verso i pubblici di prossimità e verso la realtà locale: la scommessa sarà quella di mantenere vivo il confronto e il dialogo a livello internazionale. Le istituzioni avranno una grande responsabilità nei confronti degli artisti, che come tutti stanno attraversando un momento di difficoltà in conseguenza del blocco totale delle attività: azioni di sostegno, attività di committenza e di collaborazione saranno dunque sempre più importanti. 

Ai nostri occhi, Patrizia Sandretto è sempre un passo avanti, un mix eccellente di qualità e innovazione, ma dal tenore delle sue risposte possiamo confermare, ancora una volta, che è un punto di riferimento imprescindibile nel mondo dell’arte contemporanea.

Katia Tenti. Copyright © 2020 All rights reserved.

Category: Intervista

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